Un tesoro al forte dei mari.Capitolo I: Un inseguimento da terminare.
“Allora, è tutto pronto per la
fuga signor Blackpie?” chiese il capitano mentre saliva sulla
passerella della goletta rivolgendosi a Franzesk.
“Beh, non ci lasciano altra
scelta” - rispose Franzesk - “sembra proprio che a breve dovremo
giocarci la luna a colpi di sciabola. Quella galea malandata ci segue
da tre giorni e questa è una rotta poco trafficata. Ci stanno col
fiato sul collo, e non capisco ancora perché non ci siano saltati
addosso.”
“Signor Blackpie, vorrei sapere
perché siete così preoccupato dall'eventualità di un abbordaggio”-
disse il capitano voltandosi prima di aver attraversato il ponte.
Franzesk Blackpie cercò di far
capire al capitano quale fosse l'aria che si respirava sottocoperta:
un'aria pesante, carica di ansia e timore. Il capitano iniziò ad
ascoltare Franzesk con vivo interesse. Egli nutriva una grande stima
per il suo secondo, nonostante il carattere lunatico e a tratti
paranoico che lo rendeva un elemento alquanto instabile. Ne aveva già
data conferma in diverse occasioni. Una
volta cavò gli occhi di un avvocato di Cartagena de Indias, solo
perchè era certo di averlo visto in compagnia di alcuni bucanieri
che volevano organizzare un golpe ed uccidere il governatore imposto
dalla corona spagnola. Lo aspettò fuori dalla locanda, lo seguì
fino a casa ed una volta dentro l' abitazione gli sfregiò entrambi
gli occhi con un solo colpo di lama, lanciò una torcia nello studio
e fuggì cercando soffocare le risate in un ghigno sardonico. Più
tardi si seppe che alcuni di quei bucanieri erano stati mandati alla
forca con le scuse più disparate (le impiccagioni “preventive”
sono sempre state il messaggio più efficiente da parte dei governi
in questioni spinose di politica interna) ma nei documenti ufficiali
le indagini su Blackpie si arrestarono di colpo, come se mancassero
dei tasselli a quel quadro così perfetto. Sapeva bene quanto fosse
preziosa la libertà e proprio per questo aveva una cura quasi
compulsiva per i dettagli. E per lui gli occhi di un avvocato non
erano altro che dettagli.
“Capitano, gli uomini sono
stremati; la metà di loro non dorme più di quattro ore al giorno e
gli altri si lamentano per i turni di lavoro straordinari. I nostri
inseguitori stanno innervosendo l'equipaggio ed ho come l'impressione
che possano tramare qualcosa contro di lei.”
Il capitano si fermò ad osservare
l'acqua, poi risolutamente rispose: “Bisogna evitare ad ogni costo
lo scontro frontale: quella piccola imbarcazione è un cutter, appena
scoperte le nostre intenzioni avrà il tempo necessario per avvertire
e far avanzare i vascelli da guerra della marina britannica. Una
battaglia in queste condizioni sarà combattuta all'ultimo sangue, ma
li vedrebbe vincitori e sono sicuro che non vedono l'ora di giocare a
cricket con le nostre teste. L'unica salvezza è quella di
raggiungere il prima possibile le vicinanze di Maracaibo per
nasconderci nella foresta in attesa che si calmino le acque.”
Disse il capitano, posando una mano
sulla spalla del secondo per dargli sicurezza.
“Verremo spazzati via come gusci
di noce in una tempesta mio Capitano” - ironizzò Franzesk Blackpie
con aria preoccupata – “Ma salendo su questo vascello ho promesso
di abbandonarlo solo con la morte, il mio vittorioso traguardo! Eh eh
eh, Coff! coff!”
“Deve ancora nascere il capitano
di vascello che avrà la mia testa”
Disse il capitano, lanciando deciso
un'occhiata di ammonimento verso Blackpie e congedandosi da lui dopo
avergli fornito le disposizioni per la navigazione.
La giornata era molto serena ed il
mare relativamente calmo. Una quiete surreale, interrotta solo dal
gorgogliare dell'acqua che viene lacerata dalla parte viva della
goletta pirata. Il rollìo della nave seguiva sinuosamente quello
delle onde e la faceva sembrare parte di quell'immensa distesa blu.
Il primo giorno di navigazione
passò senza intoppi: il vento favorevole aveva infatti permesso di
distanziare gli inseguitori all'orizzonte e, durante il suo turno,
Pal Dearigot riuscì a suonare una rincuorante melodia per il resto
della traversata, ristabilendo completamente il morale di quella
irrequieta ciurma.
All'alba del secondo giorno di
navigazione la vedetta scorse delle navi spagnole probabilmente
appartenenti ad una carovana diretta a Maracaibo. Il capitano, grazie
al mercante turco Kham Ara, aveva appreso che le carovane spagnole
dirette verso le coste africane per caricare gli schiavi da portare
nelle piantagioni del sud america venivano usate come copertura per
una nave d'appoggio carica d'oro. Questa nave, scortata da un
vascello da guerra, raccoglieva tutto l'oro delle americhe destinato
al vecchio continente e si univa alla carovana per poi dividersi dal
resto delle navi al ritorno nei pressi delle isole Canarie. Questo
espediente serviva ad ingannare gli
equipaggi di filibustieri e bucanieri, temuti per il loro coraggio e
la loro abilità nel portare una nave: la marina britannica e quella
spagnola erano consapevoli infatti della disciplina che vige su una
nave pirata, pari se non superiore a quella di una nave militare.
Alla vista della carovana
l'equipaggio iniziò ad agitare le sciabole e a inneggiare motti di
sfida, ma Donegood dominò la ciurma urlando con decisione e tono
imperioso: "Miei fedeli marinai, vi prometto che la vostra fame
di oro e sangue sarà placata dopo che saremo partiti da Port Royale.
Ma fino ad allora, sarete voi a promettermi di trattenere la vostra
rabbia fino all'assalto finale! Quelle carovane non sono altro che
dei diversivi per pirati di bassa lega!"
La ciurma rispose con un boato di
acclamazione, e il capitano continuò:
"Adesso andate tutti ai vostri
posti, controllate le armi e dirigete questa goletta verso il golfo a
est di Maracaibo, abbiamo un pesce più grosso che vuole assaggiare
il ferro delle nostre sciabole! Ahyoi ciurma!"
"Ahyoi!" rispose in coro
tutto l'equipaggio, tornando subito ai posti di manovra.
“Ci avranno visto?” - disse
Blackpie
“Probabile, ma non si fermeranno
neanche ad accertarsi delle nostre intenzioni. Hanno troppa
fretta”
“Lo spero, Capitano”
“Lo spero, Capitano”
Il capitano indicò al secondo
l'insenatura sulla mappa di navigazione, dopodiché diede veloci
disposizioni sull'attracco e si ritirò in cabina. Svelto come un
gatto, il fido Blackpie era già alla barra e aveva istruito gli
uomini sul da farsi. La nave filava a tutta velocità verso le coste
di Maracaibo!
Verso il pomeriggio la goletta
arrivò in prossimità della costa. A vederla dal mare sembrava che
non nascondesse nessun bacino adatto alla fonda di una nave: solo un
occhio esperto avrebbe potuto scorgere la baia nascosta da un lembo
di terra ricoperta di piante. Questo luogo, ben conosciuto
dall'esperto capitano Donegood, era una insenatura stretta ma
abbastanza profonda e nascosta da una folta vegetazione che si
gettava fin dentro il mare. Pochi esperti marinai sono capaci di
manovrare in bacini dalla bocca così stretta e per questo tutto
l'equipaggio si mise in moto per far entrare la nave nell'insenatura
senza incagliarla. Le operazioni furono un gran successo, grazie
all'abilità di quei sorprendenti marinai e alle favorevoli
condizioni climatiche. Dopo aver messo alla fonda la nave
l'equipaggio sbarcò senza problemi sulle piccole coste della baia e
iniziò a preparare un accampamento per passare la notte nella
giungla. La giungla è un luogo molto pericoloso, ma anche per questo
si rivela un ottimo nascondiglio. Si dice che siano infestate da
tribù cannibali e vengono evitate persino dai soldati Reali inglesi
e da quelli spagnoli! Ma un equipaggio temibile come quello del Sea
Adventurer avrebbe pututo calarsi all'inferno e tornare senza una
scottatura!
“Bene” - Disse il capitano -
“Qui saremo al sicuro anche dagli attacchi. È poco probabile che i
cannibali ci assaltino”.
“Che lo facciano!” - Interruppe
Roofus - “Avranno del buon ferro da digerire, questo è
certo!”
Tutti si girarono verso di lui, infuocando l'affermazione con schiamazzi di approvazione!
Tutti si girarono verso di lui, infuocando l'affermazione con schiamazzi di approvazione!
Roofus T. era un pirata
particolarmente taciturno, si scomodava soltanto in poche occasioni.
Per questo motivo tutti i membri dell'equipaggio, Donegood compreso,
ignoravano quale fosse il suo vero cognome. Tante volte è stato
chiamato Roofus T. che probabilmente ha finito con il dimenticarlo
lui stesso!
La pausa aveva giovato molto alla
ciurma, e il capitano fu felice di dare doppia razione di cibo e grog
a tutto l'equipaggio per festeggiare i recenti successi e rinfrancare
gli animi. La nave era piena d'oro e l'obbiettivo principale era
nasconderlo. Il capitano Donegood aveva intenzione di sotterrarlo su
un isolotto poco conosciuto da altri briganti e dalle corvette dei
reami europei, dopo aver scaricato l'equipaggio di mercenari a Port
Royale mantenendo solo i suoi più fidati collaboratori. Non era
infatti raro che il capitano si servisse di coraggiosi bucanieri
reclutati fra le file dei più temibili pendagli da forca della
Jamaica: essi infatti avevano una mira eccezionale sia in terra che
in mare e combattevano con grandissima foga. E qualunque tosto
bucaniere o filibustiere sarebbe salpato assieme al capitano
Donegood, con o senza paga, senza sognarsi minimamente di giocargli
un brutto tiro.
Il vero equipaggio di Robert Donegood, conosciuto in tutti i caraibi come “la ciurma del diavolo”, era formato da espertissimi marinai provenienti da tutto il mondo. Poche persone, fedeli fino alla morte e capaci di mettere a ferro e fuoco una città come Haiti o Maracaibo con un solo richiamo per tutti i filibustieri dei caraibi!
Il vero equipaggio di Robert Donegood, conosciuto in tutti i caraibi come “la ciurma del diavolo”, era formato da espertissimi marinai provenienti da tutto il mondo. Poche persone, fedeli fino alla morte e capaci di mettere a ferro e fuoco una città come Haiti o Maracaibo con un solo richiamo per tutti i filibustieri dei caraibi!
A
tarda sera gli animi iniziarono a movimentarsi: i marinai
erano allegri e facevano onore al grandioso pasto cucinato per
l'occasione. L'accampamento era nascosto dai fitti alberi e non c'era
pericolo di venire scorti dalla costa, quantunque il capitano avesse
accuratamente istruito i marinai per non far scorgere i fuochi dal
mare. La musica suonata da Pal Dearigot rendeva i marinai dei giocosi
ragazzi, impegnati a sbranare i pasti con avidità e bere i boccali
di grog a loro assegnati con stupefacente velocità.
Il capitano Donegood si avvicinò
di nuovo al suo secondo.
“Frazesk” - disse con aria
tranquilla - “Domani pagheremo i mercenari e li faremo scendere a
Port Royale, non c'è più nulla di cui preoccuparsi. Questo posto è
sconosciuto a molti, e i pochi che lo conoscono sono quasi tutti
morti. Quello che voglio da te è che, appena arrivati in Jamaica, ti
metta in contatto con quel tuo amico francese. Mi fido molto del tuo
giudizio e so che non mi porterai sul legno delle persone
inaffidabili.”
Blackpie sorrise: “Capitano! Mi dispiace di aver dubitato delle sue parole. Non avrà da pentirsi su questa scelta. Contatterò il francese non appena i miei piedi toccheranno il suolo Jamaicano.”
Blackpie sorrise: “Capitano! Mi dispiace di aver dubitato delle sue parole. Non avrà da pentirsi su questa scelta. Contatterò il francese non appena i miei piedi toccheranno il suolo Jamaicano.”
Niente male, scrivete bene :)
RispondiEliminaSe volete qualche critica eccole:
la parte centrale non scorre tanto, forse per il fatto che non si capisce ancora la storia, ma d'altronde è solo il primo capitolo! Non abbiate fretta e curate la forma, altrimenti a chi non piace leggere sul computer si stancherà già a metà!! Spero che nel secondo capitolo comincerà a capirsi la storia... :)
Grazie per aver letto il brano!
RispondiEliminaPubblicheremo a breve anche il secondo capitolo. Capirai tutto una volta finito il racconto. Cerchiamo sempre di renderlo il più gradevole possibile; tralaltro la storia la capisci solo alla fine :)
Buona prossima lettura!